Il sistema immunitario,Linus Pauling luminare premio nobel per la Pace e la Chimica
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- 27 mag 2021
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Il sistema immunitario,Linus Pauling luminare premio nobel per la Pace e la Chimica

Il nostro corpo è protetto dagli assalti esterni e interni dai meccanismi naturali
di difesa: il più importante di questi è il sistema immunitario; mantenendo
questo sistema attivo al massimo, possiamo dare un contributo assai significativo
alla nostra buona salute.
Quando, mezzo secolo fa, le vitamine furono isolate e studiate attentamente,
si osservò che una deficienza di una qualsiasi di esse comportava uno squilibrio
nel sistema immunitario, come, per esempio, una diminuzione del numero
dei leucociti nel sangue e della resistenza alle infezioni. Le vitamine necessarie
a una buona immunità sono la vitamina A, la vitamina B12 , l'acido pantotenico,
la folina e la vitamina C. Sono le stesse vitamine che sembrano rafforzare il sistema
immunitario, se prese in quantità maggiori di quelle abitualmente raccomandate.
La vitamina C è la più efficace e ne discuterò in questo capitolo.
Quando trattammo il sistema immunitario in relazione al cancro in Cancer
and Vitamin C (Il cancro e la vitamina C; Cameron e Pauling, 1979), il dottor
Ewan Cameron e io scrivemmo che il sistema immunologico ha il difficile
compito di distinguere il nemico dall'amico, nel riconoscere per primo il nonsé
(i vettori della malattia come i batteri o le cellule maligne) dal sé (le cellule
normali). Il riconoscerli dipende dalla valutazione delle differenze presenti nelle
strutture molecolari delle cellule. Per le molecole virali e batteriche, queste
differenze sono evidentissime, e riconoscerle non è difficile, mentre per le cellule
tumorali le differenze sono lievi e il meccanismo immunitario deve essere
altamente competente per risultare efficace. Come illustrato da Lewis Thomas,
ex direttore del Memorial Sloan-Kettering. Cancer Center, il sistema immunita -
rio funziona come una forza di polizia, che perlustra costantemente il corpo e
controlla le cellule, tenendo d'occhio quelle che sono diventate maligne, per distruggerle
dopo averle riconosciute.
Ci sono molte prove di quanto la vitamina C sia essenziale a una efficiente
funzionalità del sistema immunitario. I meccanismi di questo sistema coinvolgono
alcune molecole, soprattutto molecole proteiche che sono presenti in soluzione
nei fluidi del corpo, insieme con determinate cellule. La vitamina C è
coinvolta sia nella sintesi di molte di queste molecole sia nella produzione e nel
funzionamento corretto di queste cellule.
Gli anticorpi (chiamati anche immunoglobuline) sono molecole proteiche
piuttosto grandi: ogni molecola consiste di circa quindicimila o venticinquemila
atomi. Un essere umano è in grado di produrre circa un milione di tipi diversi
di molecole di anticorpi: ogni tipo è in grado di riconoscere un gruppo particolare
di atomi, chiamato gruppo aptenico o aptene, presente nel suo antigene,
cioè in una molecola estranea. La maggior parte delle persone non produce anticorpi
che possano combinarsi con i propri apteni.
Coloro che sfortunatamente li producono, soffrono di una malattia rara, detta
«autoimmune»; è possibile che tali siano il lupus e la nefrite glomerulare. I
gruppi aptenici di un antigene stimolano le cellule del corpo che producono gli
anticorpi specifici corrispondenti a riprodursi e a formare un clone costituito da
un gran numero di cellule. Queste nuove cellule liberano gli anticorpi specifici
nel sangue, dove essi possono combinarsi con le molecole o le cellule antigene
e condannarle alla distruzione.
E’ stato scoperto che un aumento nell'assunzione della vitamina C conduce
anche alla produzione "di un numero maggiore di molecole di anticorpi. Un aumento
degli anticorpi dei tipi Igg. e IgM fu rimarcato da Vallance (1977), che
studiò dei soggetti che da quasi un anno vivevano isolati in una base di ricerca
britannica nell'Antartide, lontani da ogni contatto con fonti di nuo ve infezioni
nei quali fu stimolata la produzione di immunoglo buline con l'introduzione di
fattori di disturbo.
Prinz e i suoi collaboratori somministrarono 1 g. di vitamina C a venticinque
studenti universitari di sesso maschile in buona salute e un placebo ad altri
venti soggetti.
Dopo settantacinque giorni videro che nei soggetti trattati con vitamina C si
rilevava un aumento significativo nei livelli del siero delle immu noglobuline
IgA, Igg. e IgM (Prinz e colleghi, 1977, 1980).
Una relazione simile, fra la produzione degli anticorpi e l'assunzione di vitamina
C, è stata osservata anche nei porcellini d'India, che dipendono quanto
noi dalle fonti esterne di questa vitamina. L'IgA è la forma di anticorpo che è
maggiormente presente (insieme con l’IgM) nelle secrezioni nasali; essa è largamente
responsabile dell'azione antivirale di queste secrezioni.
Se tutte e tre le forme di anticorpi sono presenti nel sangue e nei fluidi interstiziali,
la IgM lo è nella quantità maggiore.
Le cellule batteriche e quelle maligne, identificate come estranee dalle molecole
degli anticorpi specifici che vi aderiscono, vengono preparate a essere
distrutte mediante la combinazione con altre molecole proteiche, i componenti
del complemento, che sono presenti nel sangue; esistono delle prove a favore
del fatto che la vitamina C dovrebbe essere coinvolta nella sintesi del componente
del complemento chiamato Cl-esterase e che la quantità di questa importante
sostanza aumenta aumentando la dose di vitamina C; senza questo importante
componente del complemento, la completa precipitazione del complemento
stesso non si attuerebbe e le cellule non-sé non verrebbero distrutte. Non
c'è dubbio che la vitamina C è richiesta anche dagli esseri umani per la sintesi
del Cl-esterase, poiché questo componente del complemento contiene molecole
proteiche simili alle molecole di collagene che richiedono, come è noto, la
vitamina C per la loro sintesi.
Dopo che le cellule estranee o quelle maligne saranno state identificate e
condannate alla distruzione, esse verranno attaccate e distrutte dalle cellule fagocitarie
che perlustrano il corpo e che sono dei globuli bianchi (leucociti) presenti
nel sangue e negli altri fluidi del corpo. I leucociti si trovano in gran numero
nel pus che si forma negli ascessi in suppurazione o nelle piaghe, dove
sono impegnati a combattere l'infezione.
I leucociti prodotti nelle ghiandole linfatiche sono i linfociti; questi sono
convogliati nella linfa (una sospensione di cellule in un fluido chiaro e gialla -
stro che assomiglia al plasma sanguigno) e poi nella circolazione sanguigna, attraverso
i vasi linfatici.
I linfociti sembrano essere, fra le cellule fagocitane, i più importanti nella
lotta contro il cancro o altre .malattie. Si osserva spesso come un tumore maligno
sia infiltrato da linfociti; e un alto grado di infiltrazione di linfociti viene
ora accettato come un indicatore affidabile che rivela come il male stia risolvendosi
positivamente. Inoltre, è stato dimostrato che i porcellini d'India, cui
vengano somministrate dosi molto basse di vitamina C, tollerano trapianti di
derma dagli altri porcellini e che questa tolleranza è relativa ai loro livelli anormalmente
bassi di ascorbato presente nei linfociti (Kalden e Guthy, 1972).
Quando invece si somministrano loro alte dosi di vitamina C, gli innesti di
derma vengono immediatamente rigettati, a dimostrazione che i sistemi immunitari
hanno ripreso a funzionare.
Queste osservazioni, e il fatto risaputo che i leucociti sono efficaci nella
loro attività fagocitaria solo se contengono una quantità rilevante di ascorbato,
portò il dottor Ewan Cameron e lo scrivente a ipotizzare, nel 1974, che un'elevata
assunzione di vitamina C avrebbe permesso ai linfociti di funzionare in
modo altamente efficace contro il cancro. Questa teoria è ora stata confermata.
Mentre lavoravano presso il National Cancer Institute, Yonemoto e i suoi collaboratori
(Yonemoto, Chretien e Fehniger, 1976; Yonemoto, 1979) tennero in
osservazione cinque giovani uomini e cinque giovani donne di sana costituzio -
ne, dai diciotto ai trent'anni, a cui inizialmente venivano somministrate le basse
dosi abituali di vitamina C. Fecero quindi dei prelievi di sangue, ne isolarono i
linfociti e misurarono il tasso di blastogenesi (produzione di nuovi linfociti per
gemmazione) stimolata da una sostanza estranea antigena, !a fitoemagglutinina.
Cominciarono poi a somministrare loro 5 g. di vitamina C per tre giorni
consecutivi. Il tasso di formazione dei nuovi linfociti, misurato secondo lo stesso
test di separazione delle cellule, era quasi raddoppiato (si ebbe un aumento
dell'83 per cento) in pochi giorni e rimase alto per un'altra settimana. Una dose
di 10 g. al giorno per tre giorni fece si che il tasso si triplicasse e una dose di 18
g. al giorno lo quadruplicò rispetto ai valori origina li. Questo studio lascia
pochi dubbi sul fatto che un'alta assunzione di vitamina C da parte di pazienti
malati di cancro accresce l'efficacia dei meccanismi immunitari del corpo,
inclusi i linfociti e conduce" a una prognosi più favorevole per gli ammalati di
cancro o per coloro che sono affetti da malattie infettive. Senza dubbio sono
necessari studi più approfonditi per giungere a determinare l'assunzione di
vitamina C (sia per via orale sia per endovenosa) che comporti il tasso più alto
di blastogenesi dei linfociti. L'indicazione che deduciamo dal lavoro compiuto
da Yonemoto e dai suoi collaboratori è che la dose ottimale assunta per via
orale può superare i 18 g. al giorno. Molti ricercatori hanno affermato che un
aumento nell'assunzione di vitamina C da parte di soggetti normali o da altri
affetti da qualche malattia conduce a un aumento nella motilità dei leucociti e a
un loro più rapido movimento verso la zona di infezione (Anderson, 1981,
1982; Panush e colleghi, 1982).
Ci sono ulteriori prove che, appena essi la raggiungo no, la vitamina C aumenta
la loro forza di fagocitazione.
1.Si tratta di un processo per il quale i leucociti circondano e distruggono le
cellule batteriche o maligne che sono state identificate come estranee. Ogni
singolo leucocita circonda e inghiotte la cellula estranea; e per questo processo
è richiesta la vitamina C. Molto tempo fa è stato scoperto che i leucociti
non sono efficacemente fagocitari se non contengono ascorbato a sufficienza
(Cottingham e Mills, 1943). Un recente studio (Hume e Weyers,
1973) ha dimostrato che degli individui, che seguivano la comune dieta scozzese
e godevano di buona salute, presentavano nei leucociti una quantità di
ascorbato un poco superiore a quella richiesta per l'attività fagocitaria, ma
che questa quantità si era dimezzata subito dopo che essi avevano preso un
raffreddore e che questa percentuale era rimasta bassa per parecchi giorni,
rendendo i soggetti esposti a infezioni batteriche secondarie. Un'assunzione
di 250 mg. di acido ascorbico al giorno non si rivelò sufficiente a mantenere
la quantità di ascorbato nei leucociti al livello richiesto per una fagocitosi efficace;
ma un'assunzione di 1 g. al giorno, elevata a 7 g. al giorno dall'inizio
dell'instaurarsi del raffreddore, si rivelò sufficiente per mantenere in funzio -
ne questo importante meccanismo protettivo.
2.Concludo dicendo che l'assunzione a scopo preventivo di acido ascorbico,
cioè la dose da prendersi regolarmente per preservarci in buona salute e fornirci
protezione contro le malattie, dovrebbe essere, per la maggioranza di
noi, certamente superiore a 250 mg. al giorno. Altre considerazioni mi hanno
portato a suggerire un'assunzione variante fra i 250 e i 4000 mg. o perfino i
10.000 mg. per quasi tutte le persone (Pauling, 1974c). Tali dosi dovrebbero
diminuire la possibilità di prendere il comune raffreddore o l'influenza e,
qualora" si contraesse un'infezione virale, dovrebbero impedire lo svilupparsi
di un'infezione virale secondaria. Irwin Stone (1972) ha descritto la vitamina
C in relazione alle malattie batteriche nel modo seguente:
3.È battericida o batteriostatica e uccide o previene la crescita di organismi patogeni.
(Le prove di questa affermazione saranno considerate al capitolo 14.)
4.Disintossica e rende innocui le tossine batteriche e i veleni.
5.Controlla e mantiene efficace la fagocitosi.
6.È innocua e atossica, e può venire somministrata nelle elevate dosi richieste
affinchè si realizzino, senza danno per il paziente, gli effetti sopramenzionati.
Un altro agente del sistema immunologico, di recente riconosciuto, è l'interferone.
Si tratta di una proteina dall'attività antivirale, prodotta da cellule infettate
da un virus e, forse, anche da cellule maligne. Invadendo le cellule limitrofe,
gli interferoni le mutano a tal punto da consentire loro di resistere all'infez -
ione. C'è qualche prova delle possibilità che gli interferoni aiutino il corpo
umano nel suo sforzo per combattere un raffreddore in via di sviluppo, o un'altra
infezione, o il cancro.
Tipi diversi di interferoni vengono sintetizzati dalle diverse specie animali.
Gli esseri umani producono circa venti tipi diversi di molecole di interferone,
dalle attività in qualche modo differenti fra di loro, nelle diverse cellule del
corpo. L'interferone ha suscitato un vivace interesse poiché i farmaci efficaci
contro le infezioni virali e il cancro sono pochissimi. Essendo gli interferoni
delle proteine, quelli animali agiscono come antigeni negli esseri umani e non
possono essere iniettati prima di aver sensibilizzato il paziente sul fatto che ulteriori
iniezioni provocherebbero serie reazioni allergiche. Interferoni umani,
ricavati da leucociti umani in colture cellulari, sono attualmente disponibili, ma
ad alti costi. Alcuni studi hanno indicato che iniezioni di queste sostanze hanno
qualche validità nel trattamento del cancro e delle malattie infettive (Borden,
1984).
La supposizione che un'assunzione maggiorata di vitamina C condurrebbe
alla produzione di quantità maggiori di interferoni (Pauling, 1970) è stata verificata.
Finché non ci saranno fornite prove ulteriori sul valore delle iniezioni di
interferone umano, possiamo saggiamente seguire il consiglio di Cameron:
«Prendete più vitamina C e producetevi da soli il vostro interferone!» Le prostaglandine
sono piccole molecole lipidiche che giocano un ruolo importantissimo
e fondamentale nel funzionamento del corpo umano. Agendo come ormoni,
sono coinvolte nella regolazione del battito cardiaco, in quella del flusso
sanguigno, nell'azione di contrasto ai danni prodotti alle cellule dai farmaci, e
nelle risposte del sistema immunitario. Sono state isolate e definite nei loro
caratteri soprattutto a partire dal 1960; molte scoperte a esse relative sono state
fatte dal 1970. La formula della prostaglandina PGE1 è C20H34O5; anche le altre
prostaglandine hanno formula uguale o molto simile.
Ogni volta che un tessuto viene disturbato o danneggiato, esso rilascia delle
prostaglandine (Vane, 1971). Le prostaglandine, specialmente le PGE2 e le
alfa-PGF2, sono coinvolte con altre sostanze nella produzione di infiammazio -
ni ai tessuti che si manifestano con rossori, gonfiori, dolori, acuita sensibilità e
calore, risultanti da un accresciuto flusso di sangue e dal movimento dei leuco -
citi e delle altre cellule e sostanze verso la regione colpita, come risposta agli
ormoni.
Come vedremo nel capitolo 26, confrontando fra loro farmaci e vitamine, la
funzione delle prostaglandine nelle infiammazioni è controllabile, in una certa
misura, dall'aspirina. Horrobin ha rilevato che la vitamina C inibisce la sintesi
della PGE2 e dell’alfa-PGF2, esercitando in tal modo una considerevole azione
antinfiammatoria (Horrobin, 1978). Tuttavia, egli riferì che, laddove l'aspirina
inibisce la sintesi della PGE1, la vitamina C ne accresce la quantità sintetizzata
(Horrobin, Oka e Manku, 1979). La prostaglandina PGEl è coinvolta nella formazione
dei linfociti e ha un ruolo fondamentale nella regolazione delle risposte
immunitarie. Di conseguenza, l'effetto della vitamina C nello stimolare la
produzione di PGE1 fornisce un altro esempio di come una sua assunzione ottimale
rafforzi il sistema immunitario e contribuisca al mantenimento di una salute
migliore.
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