Insulino resistenza e scorretta alimentazione,ecco coniato il nuovo termine : DIABETE DI TIPO 3,dopo quello insulino dipendente e quello di tipo alimentare.Numerosi esperimenti hanno dimostrato come gli animali da laboratorio nutriti con junk food,zuccheri e grassi saturi mostrano un notevole declino cognitivo,fino alla demenza. Nel Diabete di tipo 2 e nell'obesita' difatti l'eccesso di cibo spazzatura,di zuccheri raffinati e di grassi saturi sono i mediatori dell'infiammazione e la stessa infiammazione coinvolge anche la sostanza cerebrale,aprendo la strada al deposito di sostanza amiloide.Gli oli idrogenati,l'eccesso di grassi saturi,cibi con un alto contenuto di acido arachidonico,cibi ad alto impatto glicemico ed insulinico aumentano gli indici infiammatori (TFN ALFA,IL6,IL18) con associata insulino resistenza.Alla Washington University confermano le ricerche,già effettuate negli ultimi anni,del rapporto stretto tra malattia diabetica e morbo di Alzheimer. I risultati sono chiari,l'effetto favorevole dell'insulina si effettuerebbe soprattutto a livello mitocondriale (i Mitocondri sono organelli cellulari presenti negli organismi eucarioti e sono considerati la centrale energetica della cellula),che vengono danneggiati nei pazienti affetti da Alzheimer.
Nella Washington University,si è somministrata un’alimentazione ad alto contenuto di zuccheri e grassi ad un gruppo di soggetti e ha confrontato i dati su soggetti di controllo alimentati con una dieta a basso contenuto glicemico.
Il risultato è stato che nel liquido cerebrospinale si è registrato un aumento della beta amiloide,proteina che danneggia la funzionalità delle aree cerebrali e causa dell’insorgenza del Morbo di Alzheimer.
Questi studi hanno spronato la comunità medica che adesso aprono le porte a nuove ricerche in questa direzione come l’utilizzo di antidiabetici orali per il controllo del Morbo di Alzheimer e di un più corretto stile di vita alimentare,che tenda a eliminare cibi grassi e ricchi di zuccheri raffinati,il cosiddetto “cibo spazzatura”,per prevenire gli importanti rischi a livello metabolico e neurocognitivo.
Washington University
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