Carl Gustav Jung
L’inconscio collettivo, gli archetipi e l’individuazione.
di Arnaldo Santori
L’incontro
Quando Jung incontrò Freud aveva 32 anni.
Dopo due anni il rapporto s’incrinò e nel 1912 il contrasto esplose a causa di un’opera di Jung poi pubblicata nel 1952 e dal titolo “Simboli della trasformazione”.
Qui l’autore accanto all’inconscio di ogni singolo individuo ricerca ed espone l’inconscio collettivo.
L’inconscio collettivo
Nella storia umana, nelle espressioni culturali, religiose e filosofiche esiste un tratto comune che riguarda tutti i popoli e gli esseri umani.
Affascinato dalle società che, nonostante notevoli differenze, condividono sorprendenti somiglianze, sosteneva che i miti come le idee fossero contenuti e conservati in una “struttura della psiche” senza tempo, che fungeva da memoria collettiva.
Di conseguenza, in ciascuno di noi esiste ed agisce un inconscio che non deriva da alcuna esperienza individuale, esiste una tendenza innata per comprendere il mondo che coincide con l’inconscio collettivo.
In tale zona comune risiedono miti e simboli. I simboli sono ricordi tramandati di generazione in generazione e vengono ereditati da epoche e culture lontane, con variazioni minime.
Ad esempio le fiabe di Cenerentola o Biancaneve con caratteristiche diverse, si ritrovano in tutto il mondo. I ricordi ereditati che emergono dall’interno della psiche, nel linguaggio dei simboli Jung li chiama “archetipi”.
L’individuazione
Per il pensatore svizzero il senso e fine ultimo dell’esistenza è capire come l’individuo possa da sé realizzare il suo vero Sé e la propria personalità.
Si guarda a come ci si comporta e a cosa accade dentro la psiche quando questa si rapporta ad una psiche esterna e diversa.
Le istanze psichiche inconsce che si differenziano dall’io si rinnovano e integrano alle parti rimosse dell’io permettendo all’io stesso sia d’interagire a livello intra ed inter psichico che di progredire.
Un cammino di crescita interiore dell’essere umano che avviene in special modo in età adulta. Un percorso al suo interno personale per la determinazione dell’io, a partire dal confronto dell’inconscio individuale con quello collettivo, alla ricerca di forme sempre nuove di adattamento ed al fine di convogliare l’io verso l’acquisizione del Sé. L’individuazione non si vede, è una prospettiva, un mezzo di cui ci serviamo per conseguire il pensiero cosciente che va ad impattare potentemente sulle nostre esperienze.
L’inconscio collettivo e i suoi contenuti influenzano così la coscienza.
Gli archetipi
Jung definisce anche l’Ombra, il lato “cattivo” che proiettiamo sugli altri, che non è del tutto negativa e che può rappresentare aspetti, inaccettabili in un particolare momento o una situazione, che scegliamo di reprimere.
Secondo Jung inoltre molto di ciò che attribuiamo al pensiero deliberato, ragionato e cosciente in realtà è già stato guidato da un’attività inconscia e soprattutto dalle “forme organizzatrici” degli archetipi.

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